La battaglia delle Termopili, 300 spartani

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sbotto90
view post Posted on 27/6/2008, 10:13




Dopo la sconfitta a Maratona i persiani non persero le loro mire espansionistiche, e le speranze di pace dei greci furono presto infrante dalle dimostrazioni di ostilità di Serse figlio di Dario re dei re di Persia.

Re Dario non dubitò un istante che si dovesse prender la rivincita dello scacco di Maratona ; ma comprese pure di non aver calcolato bene il valore del nemico e che una campagna contro la Grecia non poteva farsi con speranza di successo se non impiegando mezzi assai più considerevoli. Ma, prima di aver compiuto i preparativi occorrenti a tale progetto, egli morì (485), ed il suo successore SERSE dovette sedare ribellioni in Babilonia ed in Egitto prima di poter pensare a riprendere i progetti di suo padre contro l'Occidente. Così la Grecia dopo Maratona poté godere di un periodo di quiete.

Ad Atene l'uomo più influente divenne ora Milziade, che era stato l'anima della vittoria di Maratona. Dietro sua proposta si decise di prendere l'offensiva e di cominciare col castigar le Cicladi per la loro adesione alla causa persiana. Venne pertanto inviata una flotta contro Paro sotto il comando di Milziade e si iniziò l'assedio della forte capitale dell'isola. Ma l'impresa finì in un completo insuccesso; lo stesso Milziade rimase ferito e si trovò costretto a ritornare ad Atene senza aver nulla concluso. Qui fu sottoposto a giudizio e condannato a risarcire lo Stato delle spese fatte per l'infelice campagna; non molto tempo dopo a causa delle sue ferite morì.

L'accusa contro Milziade era stata sostenuta da Santippo, cognato dell'alcmeonide Megacle, e con tal mezzo questa famiglia, che negli ultimi anni si era trovata alquanto ridotta nell'ombra, riacquistò una influenza preponderante. E se ne valse per rielaborare in senso ancor più democratico la costituzione di Clistene. Per rendere innocui per sempre i fautori dei tiranni fu introdotto il tribunale dell'«ostracismo»; ogni anno cioè, in primavera, si proponeva all'assemblea popolare la domanda se esitessero nello Stato cittadini pericolosi per la libertà, ed in caso di risposta affermativa in una seconda assemblea ciascuno dei presenti scriveva sopra un pezzo di coccio il nome dell'uomo che gli era politicamente sospetto; chi riuniva contro di sé il maggior numero di voti era costretto ad andare in esilio per dieci anni.

La nuova legge fu immediatamente applicata, ed Ipparco, figlio di Carmo, un parente dei Pisistratidi e capo dei partigiani ch'essi tuttora avevano in Atene, fu il primo a rimanerne colpito (487).
Si stabilì inoltre che i nove magistrati supremi dello Stato (gli Arconti), che sinora erano stati eletti dall'assemblea popolare, sarebbero stati d'ora in poi estratti a sorte; ciò naturalmente privò questi magistrati di ogni ulteriore importanza politica e li abbassò alla condizione di meri organi amministrativi, mentre l'influenza decisiva passò al consiglio ed all'assemblea popolare o piuttosto agli uomini politici che acquistavano autorità di dirigenti in seno a quelle due assemblee. La direzione degli affari della guerra si trasferì ora completamente nel collegio degli strateghi, il cui presidente divenne così il più importante funzionario dello Stato.

Tuttavia gli Alcmeonidi non dovevano godere a lungo del frutto della loro vittoria. Già nel 486 il capo della stirpe, Megacle, fu colpito dall'ostracismo e due anni dopo la stessa sorte toccò a suo cognato Santippo. Può darsi che questi esili stiano in relazione con la guerra con Egina che era scoppiata due anni prima (488) e che non arrecò da principio se non disfatte, perché la piccola isola era di gran lunga superiore ad Atene sul mare. Occorreva pertanto mettere la flotta ateniese in un assetto tale da imporsi e trasformare Atene, che sinora era stata una potenza prevalentemente terrestre, in una grande potenza marinara; un fine questo che era già balenato alla mente di Pisistrato e che la democrazia aveva perduto di vista.
A tal proposito si accese un aspro conflitto in seno all'assemblea popolare. Fra i due uomini politici che dopo la caduta degli Alcmeonidi avevano acquistato influenza dirigente ad Atene, Temistocle si fece sostenitore dell'opportunità di costituire una flotta, non tanto in considerazione della guerra con Egina, quanto in previsione di un nuovo pericolo Persiano; egli comprese con l'occhio acuto del genio che ad una nuova invasione persiana non si sarebbe potuto far argine efficacemente che sul mare.

A questi progetti fece invece la più accanita opposizione Aristide; egli era un carattere assai ragguardevole, di una integrità personale rara per un uomo politico greco, ma difettava di quel coraggio intraprendente e risoluto ch'era dote del suo antagonista, e arretrava di fronte alle conseguenze che lo spostamento verso il mare del centro di gravità delle forze dello Stato non poteva non produrre nei riguardi dello sviluppo interno di Atene. La decisione della lotta fu da ultimo rimessa al tribunale dell'ostracismo; esso sentenziò contro Aristide (482) e Temistocle ebbe sgombra la strada.

Dietro sua proposta venne deciso di destinare alla costruzione della flotta i redditi delle miniere argentifere di Laurio sulla punta meridionale dell'Attica, che sinora erano stati ripartiti fra i cittadini; con questi mezzi dovevano costruirsi 100 navi da guerra, le quali inoltre dovevano essere navi di linea del nuovo tipo che appunto allora cominciò a soppiantare le antiche navi a cinquanta remi, le così dette triere, che erano spinte da ciascuna parte da un triplice ordine di remi e contenevano un equipaggio di circa 200 uomini. Nello spazio di due anni la costruzione fu portata a termine e con ciò Atene divenne d'un colpo la prima potenza marittima della Grecia.

Nel frattempo Sparta, la potenza che aveva la primazia in Grecia, aveva attraversato una grave crisi. Qui, a datare all'incirca dal 520 sedeva sul trono degli Agiadi il re Cleomene, uomo ambizioso ed energico, che tollerava di mala voglia le limitazioni cui il potere regio era sottoposto per la presenza degli efori. Una grande vittoria da lui riportata su Argo verso il 495 gli conferì l'autorità necessaria all'effettuazione dei suoi progetti rivoluzionari. Egli cominciò con l'abbattere il suo collega nel regno Damarato, in quanto lo incolpò di essere di origine illegittima e in tal modo provocò la sua deposizione (491).

Damarato abbandonò Sparta e si rifugiò alla corte del re di Persia. Al trono lasciato vacante da lui salì Leotichida, appartenente ad una linea laterale della famiglia degli Euripontidi, che fu un docile strumento nelle mani di Cleomene. Ma ben presto Cleomene venne in sospetto degli efori e dovette pure lui fuggire da Sparta; si recò in Arcadia, vi radunò un esercito e costrinse con esso gli Spartani a restaurarlo nella dignità reale. Si dice che non molto dopo il suo ritorno in patria egli sia divenuto pazzo e che, chiuso sotto sicura custodia, si sia data la morte in prigionia con le proprie mani. Così suonò per lo meno la versione ufficiale; ma è verosimile che gli efori lo abbiano fatto togliere di mezzo, d'accordo col suo fratellastro Leonida, che ora gli successe sul trono. Anche Leotichida sfuggì a mala pena alla deposizione e l'autorità degli efori rimase più saldamente piantata di prima.

Ora cominciò a scatenarsi sulla Grecia la tempesta che si era addensata in Oriente. I preparativi persiani erano terminati e lo stesso re Serse si mosse nella primavera del 480 da Sardi alla testa del suo esercito. Questa volta si trattava di sottomettere l'intera Ellade ed all'impresa era proporzionata la vastità dei preparativi. Mai i Greci avevano visto riunite masse così imponenti di truppe; nessuna meraviglia quindi che la fama ne avesse portato il numero alla esagerazione. Si andava dicendo che il re avanzava con tre milioni di soldati: lo stesso storiografo delle guerre persiane, Erodoto, calcola la forza dell'esercito e della flotta addirittura a cinque milioni di uomini, anche se vi comprenda i non combattenti.

(Libro VII, 184 . "i suoi effettivi erano secondo i miei calcoli: sulle navi che provenivano dall'Asia, e che erano 1207, il primitivo equipaggio fornito dai singoli popoli raggiungeva la cifra di 240.400 uomini, calcolandone 200 per ciascuna nave, ma su ciascuna di queste navi, oltre al contingente di soldati indigeni, erano imbarcati 30 soldati persiani, o medi siani, o medi o saci; di modo che quest'altra moltitudine raggiungeva la cifra di 36.210 uomini. A questo numero e al precedente, aggiungerò gli equipaggi delle navi a 50 remi, calcolando che, piú o meno, ci fossero 80 uomini su ciascuna : e di queste navi se ne erano radunate 3000. Ci sarebbero, quindi, stati in esse 240.000 uomini. Questo, naturalmente, per la flotta venuta dall'Asia : in tutto, 517.610 uomini.
I soldati di fanteria, poi, erano 1.700.000, quelli di cavalleria 80.000. A questi aggiungerò gli Arabi che conducevano i cammelli e i Libici che guidavano i carri, calcolandone il numero in 20.000 uomini. Sicché, messi insieme, gli effettivi della flotta e dell'esercito di terra raggiungono il numero di 2.317.610 uomini. Tale è l'effettivo delle forze che furono condotte dall'Asia, senza contare i servitori che accompagnavano la spedizione, le navi per trasporto viveri e gli uomini su di esse imbarcati.
(185). A tutto il calcolo che finora s'è fatto bisogna ancora aggiungere la massa dei soldati arruolati in Europa; ma qui devo darne una valutazione personale. I Greci della Tracia e delle isole adiacenti alla Tracia fornivano 120 navi : già gli equipaggi di queste navi assommano a 24.000 uomini. Quanto alle truppe di terra che fornivano i Traci, i Peoni, gli Eordi, i Bottiei, le genti della Calcidica, i Brigi, i Pieri, i Macedoni, i Perrebi, gli Eniani, i Dolopi, gli abitanti di Magnesia, gli Achei e quanti abitano la regione costiera della Tracia, penso che i contingenti di questi popoli abbiano raggiunto le 300.000 unità. Queste centinaia di migliaia, unite alle forze venute dall'Asia, formano un totale di 2.641.610 soldati.

(186). Pur essendo cosí alto il numero dei combattenti, ritengo che non fosse ad esso inferiore, anzi forse superiore, quello dei servitori che li accompagnavano, degli uomini imbarcati sulle navi addette al trasporto viveri e piú ancora sulle altre imbarcazioni che seguivano la spedizione. Orbene, io li suppongo di numero pari a quelli, né piú elevato, né meno; e, considerate di numero uguale alle forze combattenti, queste genti formano altrettante migliaia di persone, quanto quelli. Di modo che ben 5.283.220 erano gli uomini che Serse, figlio di Dario, condusse fino al Capo Sepiade e alle Termopili.

(187). Questa cifra riguarda nel suo complesso tutto l'esercito di Serse; ma nessuno potrebbe riferire con esattezza il numero delle donne che facevano il pane, delle concubine e degli eunuchi; come neppure dei giumenti, degli altri animali da soma e dei cani indiani che seguivano i soldati si potrebbe dire il numero esatto, data la loro moltitudine.
Infatti, facendo i calcoli, trovo che, se ciascuno riceveva un "chenice" di grano al giorno e niente di piú, ogni giorno se ne consumavano 110.340 "medimni", senza contare, poi, le donne, gli eunuchi, le bestie da soma e i cani.)


In realtà l'esercito deve essere arrivato appena al numero di 500.000 combattenti tratti da tutti i popoli del vasto impero sino all'Indo e alla Jassarta. Masse di uomini di questa entità non avrebbero potuto naturalmente essere trasportate in Grecia per mare; e quindi Serse scelse la via di terra; l'Ellesponto fu passato su due ponti di barche, poi l'esercito accompagnato nel cammino dalla flotta, marciò lungo la costa meridionale della Tracia verso occidente ed attraversando la Macedonia giunse al confine della Tessalia.
I paesi fin qui traversati erano già stati soggiogati da Mardonio e non si ebbe in nessun luogo alcun sintomo di resistenza.

In Grecia intanto la disposizione degli animi era assai incerta; il voler lottare contro la strapotenza persiana appariva vano, e lo stesso oracolo delfico consigliò di adattarsi all'inevitabile. D'altro canto, si diceva, non si trattava affatto di questione d'esistenza ; il re non reclamava se non il riconoscimento della sua alta sovranità ed i Greci sotto questa sovranità avrebbero in complesso continuato a vivere allo stesso modo che sino allora. Atene e Sparta invece non avevano la scelta di decidere, poiché l'assoggettamento alla signoria persiana significava per Sparta la rinunzia alla sua posizione di città dominante nel Peloponneso e per Atene la rinunzia alla libertà democratica ed il ritorno dell'odiosa dinastia dei tiranni. Perciò i due Stati erano risoluti alla lotta ad oltranza, e il contegno delle due potenze predominanti determinò nello stesso senso quello degli Stati minori. La sola Argo, l'antica rivale di Sparta, fece anche questa volta parte a sé e si tenne estranea alla guerra nazionale. Gli altri Stati strinsero una lega, in cui toccò naturalmente a Sparta la funzione dirigente; fu proclamata la pace generale all'interno e con ciò venne fra altro accantonata la guerra fra Atene ed Egina; ad Atene e probabilmente anche altrove gli esiliati politici furono richiamati.

Contro un attacco proveniente dal nord la Grecia possiede tre linee naturali di difesa: la valle di Tempe nel settentrione della Tessalia, il passo delle Termopili tra la Tessalia e il centro della penisola ellenica e finalmente l'istmo che congiunge il Peloponneso con la Grecia centrale. Si decise dapprima di far fronte sulla più settentrionale di queste linee ed a tale scopo fu inviato un esercito in Tessalia; ma si dovette constatare che le disposizioni d'animo là erano molto tiepide e che non si poteva affatto calcolare sulla fedeltà dei Tessali alla lega. Perciò si prese il partito di ripiegare sulle Termopili. Il passo era così angusto che poteva essere difese da un corpo di truppe relativamente piccolo anche contro forze grandemente superiori.


A Sparta si ritenne che a disimpegnare questo compito di tenere il passo delle Termopili finché si fosse concentrato tutto l'esercito della lega sarebbero bastati 4000 opliti del Peloponneso, più i contingenti delle regioni del centro della Grecia, la Focide, la Locride e la Beozia che erano le prime minacciate dall'invasione persiana; di tali truppe ebbe il comando il re spartano Leonida. Contemporaneamente la flotta greca alleata fu concentrata nell'angusto braccio di mare che separa la costa settentrionale dell'Eubea dalla Tessalia per impedire alle navi persiane di entrare nelle acque della Grecia centrale; erano circa 250 navi, metà delle quali era stata fornita da Atene.
(narra Erodoto (libro VII, 202) "I Greci che in tale località attendevano l'urto del Persiano erano questi: 300 opliti di Sparta, 1000 di Tegea e Mantinea, metà e metà; 120 venivano da Orcomeno in Arcadia e 1000 dal resto dell'rcadia: tanti erano gli Arcadi. Di Corinto ce n'erano 400, di Flunte 200, di Micene 80: questi erano i Peloponnesiaci presenti. Dalla Beozia venivano 700 Tespiesi e 400 Tebani. (libro VII, 203) A questi si aggiunsero, espressamente sollecitati, i Locri Opunzi con tutte le loro forze e 1000 Focesi.)

Serse poté quindi penetrare senza colpo ferire nella Tessalia che gli si sottomise immediatamente e prestò al suo esercito un contingente di truppe. Al contrario la flotta persiana durante la navigazione lungo la costa occidentale tessala irta di rocce e priva di porti subì a causa di una tempesta gravi perdite. Presso il promontorio Artemisio poi avvenne l'urto con la flotta greca e malgrado la superiorità numerica dei Persiani la battaglia si trascinò per più giorni indecisa.

Nel frattempo Serse via terra era arrivato nelle vicinanze delle Termopili ed aveva iniziato l'attacco delle forti posizioni dei Greci, attacco che naturalmente rimase vano. A ogni assalto, le schiere assalitrici lasciavano i più prodi davanti al trinceramento greco, né la difesa accennava a perdere d'efficacia per lo spazio ristretto del passo che non permetteva lo spiegamento di grande forze. Più che un passo è una stretta gola larga non piu di venti-trenta metri. (Termopili significa "porte calde", essendo un noto luogo dove vi erano sorgenti di acque calde)
Quando gli esploratori riferirono a Serse il numero dei greci che presidiavano il passo, il re scoppiò a ridere e piuttosto perplesso si chiese cosa stessero aspettando. Serse attese quattro giorni convinto che il solo numero sarebbe bastato a farli fuggire.
Al quinto giorno Serse spazientito ordinò l’attacco sicuro di annientare i greci. Quando alcuni disertori dell’esercito persiano (alcuni greci arruolati con la forza) avevano dichiarato agli uomini di Leonida che erano così tanti i persiani da oscurare il sole con le loro frecce, gli spartani risposero -bene almeno combatteremo all’ombra.

E non si sbagliarono di molto, per tutto il giorno combatterono ferocemente nella gola, proprio all'ombra, dove il numero dei Persiani non aveva significato, perché gli uomini di Leonida fecero strage di persiani che con le loro armature leggere e le lance corte non potevano nulla contro il pesante equipaggiamento oplita. Spazientito il giorno successivo Serse schierò in campo le sue truppe d’èlite i diecimila Immortali comandati da Idarne che però non ebbero maggior fortuna. I greci combattevano a turno concedendosi un pò di riposo, e dopo i massacri, si accasciavano a terra sudati e sporchi di sangue per poi rialzarsi e tornare a combattere.
Già Serse disperava di vincere quel pugno di eroi, quando un greco traditore - Efialte - (Erodoto addita lui, mentre altri affermano essere Onete) gli offrì di condurre l'esercito per un aspro sentiero di montagna poco conosciuto, che si snoda così: comincia dal fiume As, là dove scorre attraverso la gola del monte; tanto il monte quanto il sentiero hanno lo stesso nome, Anopea; questo sentiero Anopea si svolge lungo la cresta del monte e finisce presso la città di Alpeno) e per il quale si poteva giungere alle spalle di Leonida e dei suoi uomini.

La difesa di quest'altro sbocco era affidata a mille ausiliari focesi, ma questi sorpresi dai nemici, sotto una grandine di frecce, fuggirono senza nemmeno tentare la resistenza. In tal modo la difesa del passo diventò impossibile.
Leonida con gli altri ausiliari, non volle sacrificare inutilmente un esercito di cui la Grecia aveva bisogno; licenziò gli alleati (!!! - vedi in fondo) e, con i suoi 300 uomini e alcuni di Tespia che vollero condividere la gloria dell'eroismo, si trincerò sul posto.

Pur vedendo la situazione disperata Leonida era troppo orgoglioso per sopravvivere alla sconfitta e preferì morire da eroe alla testa dei suoi Spartani.
Del resto le leggi di Sparta non contempavano la ritirata. Perfino le madri e le mogli non guardavano più in faccia i figli o i mariti se questi avevano indietreggiato davanti al nemico. Perfino quando veniva consegnato il cadavere del loro congiunto, per prima cosa si accertavano se le ferite erano dietro il corpo o davanti; e nel primo caso si allontanavano dal cadavere sdegnate.

Questa accanita difesa, più che una battaglia diventò subito uno sterminio. Una grandine di sassi e di frecce si abbattè su di loro; con già a terra una montagna di cadaveri, Leonida persa la sua lunga lancia, stava combattendo con la spada in mano. Convinti che non aveva più scampo i persiani chiesero di consegnare le armi, Leonida sprezzante gridò loro -venite a prenderle!-. Poi esponendosi un po' troppo, già più volte ferito, crivellato da una gragnuola di colpi, cadde morto. A stento i suoi uomini cercarono di trascinare il suo cadavere dietro quell'anfratto che chiude l'entrata delle Termopili; ad un certo punto quel corpo esamine sembrava il più ambito e glorioso "trofeo", conteso -per opposti motivi- da persiani e greci, ma furono questi ultimi, non uno escluso a cadere massacrati sopra quel cadavere che volevano difendere. I persiani da una posizione dominante, prendendoli di mira scagliavano da lontano frecce e sassi, non osando avvicinarsi per lo sbigottimento prodotto da tanto valore. Eliminandoli poi una alla volta, attesero che cadesse l'ultimo uomo.

A Serse quell'entrata nelle Termopili gli costò la perdita di 20.000 uomini, e fra essi due figli di Dario. Infuriato, s'impossessò del "trofeo", e fece mettere in croce il cadavere di Leonida ben in mostra sulla strada nel piano.
Solo più tardi, dopo la vittoria a Salamina, i greci raccolsero pietosamente le sue membra scarnificate e sul posto eressero il suo sepolcro. Che oggi è ancora lì, giganteggia sulla litoranea che porta ad Atene; da circa 2500 anni è un luogo di raccogliemento e di venerazione per tutti i greci.

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Saex
view post Posted on 25/7/2008, 11:38




Si però non sono stati tanto intelligenti in questa battaglia i greci.
 
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sbotto90
view post Posted on 25/7/2008, 16:33




se vedi il film, alla fine sono voluti tutti morire da eroi, stupendo, consiglio di vederlo
 
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Saex
view post Posted on 25/7/2008, 18:55




il film è bellissimo l'ho visto! da oscar.
 
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dux1990
view post Posted on 19/1/2009, 16:32




nn è che nn sono stati intelligenti è che quel gobbo del cazzo ha rivelato il passaggio segreto hai persiani cmq bellisimo film sono d'accordo per l'oscar
 
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Saex
view post Posted on 9/2/2009, 09:35




ma che gobbo O.O, ahaha ma non potete pensare che il film è realtà!, anzi il film è bello, ma segue una logica sua!, ahah ma che gobbo c'era nella vecchia battaglia delle termopili :D , gli spartani lo hanno fatto per rallentarli e poi, non tutto il merito va a leonida, cè stato un altro generale che ha permesso alla grecia di continuare la sua sopravvivenza, questo generale ha distrutto tutta la flotta persiana con una grande inferiorità numerica!, vediamo se vi ricordate come si chiama !
( ha partecipato alla stessa battaglia delle termopili solo che ha combattuto in mare questo generale)
 
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seifer18
view post Posted on 9/2/2009, 14:23




e secondo te ho voglia di leggere tutto quello lì??? o.0'
ki mi fa un riassunto? ghgh
 
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Saex
view post Posted on 9/2/2009, 14:56




praticamente, la seconda guerra persiana è stata peggiore della prima, non solo i persiani sono arrivati ad atene e l'hanno messa ai ferri, ma l'hanno anche saccheggiata, poi però i greci sopravvissuti radunatosi nelle isole vicine risciurono a formare un esercito di opliti spartani e ateniesi comandati da temistocle ( grande comandate navale che affondò quasi tutta la flotta persiana nonostante la netta inferiorità numerica da parte delle sue triremi), i greci fecero ritorno e riuscirono a battere i persiani a platea ( Boezia ), e ancora una volta è stato decisivo l'intervento spartano guidato da pausania, e nel frattempo la flotta greca sconfisse quel che rimaneva della flotta persiana a Capo Micale, così si concluse la seconda guerra persiana. Per quanto riguarda la battaglia delle termopili, gli spartani mandarono solo 300 opliti con leonida perhè il resto della popolazione doveva continuare ad assicurare la procreazione nella città ( per chi non l'ha capito dovevano continuare a fare figli per garantire altri bambini che continuassero la civiltà spartana). Leonida resistendo in modo audace e coraggioso fece perdere 3 giorni all'esercito persiano comandato da Serse, combattendo nel passo delle termopili, l'unico passaggio per andare dalla tessaglia alla grecia. Ecco tutto, l'unica cosa, è che se leonida avesse agito come marco porcio catone molti anni dopo ( cioè di mettere i soldati sopra le montagne del valico e non sotto, in modo da accerchiare il nemico )sicuramente avrebbero resisito per almeno 1 settimana, sarebbero arrivati rinforzi spartani e ateniesi e la guerra sarebbe finita lì, comunque leonida rimane sempre un grande.
 
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7 replies since 27/6/2008, 10:13   8692 views
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